Le protesi mammarie sono utilizzate almeno dal 1865 sia nella chirurgia estetica sia chirurgia ricostruttiva della mammella, per aumentare o diminuire le dimensioni del seno (cioè per la mastoplastica additiva o riduttiva rispettivamente) modificandone la forma o per ricostruire il seno dopo una mastectomia o ancora nella chirurgia per il cambio di sesso come intervento correlato alla chirurgia intima femminile.
Il più antico intervento documentato per aumentare le dimensioni del seno femminile avvenne in Germania, dove una donna subì l’asportazione del grasso di un tumore benigno sulla schiena e impiantato nel seno. Negli anni successivi furono progettate protesi di vari materiali, specie di paraffina mentre per l’uso del silicone dobbiamo aspettare il secondo dopoguerra. Le prime protesi al silicone erano fatte con un involucro di gomma riempito con un gel al silicone e fu impiantato per la prima volta nel 1962.
In quest’ultimo anno però un tipo di protesi al seno, quelle a superficie testurizzata, sono state particolarmente attenzionate per le preoccupanti notizie arrivate dalla Francia e degli Stati Uniti, in cui c’era il sospetto che questo tipo di protesi mammaria ponesse le pazienti ad un rischio maggiore di essere colpite dall’ ALCL (dall'inglese Anaplastic Large Cell Lymphoma), il linfoma anaplastico a grandi cellule, che è stato perciò ribattezzato come BIA-ALCL (Breast Implant Associated Anaplastic Large Cell Lymphoma) , dove BIA indica proprio Associato all’Impianto al Seno.
L’ ALCL è una rara forma di Linfoma non-Hodgkin (NHL) che si sviluppa a carico dei linfociti T del sistema immunitario e che perciò non è una neoplasia tipica della mammella; tuttavia in alcune pazienti che avevano impiantato questo tipo di protesi,questo tipo di tumore si manifestava nel tessuto adiacente a quello delle protesi. Dal 2011 al 2018 sono state segnalati 173 casi nel mondo di pazienti con questo linfoma e questo tipo di impianto e 18 solo in Francia.
Protesi al seno e cancro: i dati
Si stima che le pazienti impiantate al mondo siano fra i 10-35 milioni, con un numero di casi di BIA-ALCL molto basso (circa 800 nel mondo); per questo ad oggi non ci sono dati statisticamente significativi che associno l’impianto al seno con l’insorgenza di questa nuova patologia.
Nonostante questo, questa nuova patologia emergente continuerà ad essere studiata per capirne meglio tutti gli aspetti, inclusi prognosi, decorso e cause. In Europa perciò a titolo precauzionale questo tipo di protesi sono state ritirare già a dicembre 2018, in Canada a maggio 2019 e negli Stati Uniti a luglio 2019. Inoltre dallo scorso Luglio non sono nemmeno più prodotte.
Come si inseriscono le protesi?
La protesi al seno può essere inserita in rapporto sia alle caratteristiche del paziente, sia alla natura della protesi sia in base alla posizione in cui è inserita.
Relativamente alla posizione, si parla perciò di protesi sottopettorale, se la protesi è inserita sotto il muscolo grande pettorale e la paziente vuole dare al seno un aspetto naturale con minore interferenza con la ghiandola mammaria, o protesi sottoghiandolare, se la protesi è inserita sotto la ghiandola mammaria.
In base all’inserzione (ossia la modalità di inserimento) si può distinguere in: inserzione periareolare (se la via d’accesso è l’areola), inserzione sottomammellare (se la protesi viene inserita usando come via d'accesso l'intera zona al di sotto della mammella), inserzione ascellare (se la via d’accesso è il cavo ascellare), inserzione ombelicale (se la paziente è troppo magra per cui la via d’accesso sarà l’ombelico).
Sarà perciò il chirurgo, in accordo con la paziente a scegliere la strategia più adatta.
Quanto sono sicure e quanto dureranno le protesi al seno?
Le pazienti perciò operate da Gennaio 2019 non hanno questo tipo di protesi; per quelle invece operate prima, se hanno scelto con il chirurgo quel tipo di impianto, non devono dimenticare di effettuare i controlli periodici di routine.
In oggi caso, per tutte le pazienti, occorre ricordare che:
- Le protesi hanno una scadenza, che può variare dai 10 ai 20 anni, in base anche alla paziente. Non si può prevedere a monte quanto dureranno, ma col passare del tempo andranno di sicuro sostituite.
- Se si decide di sottoporsi ad un intervento al seno, bisogna chiedere al chirurgo tutte le informazioni, dalle garanzie delle ditte produttrici, al contenuto delle protesi, alle precauzioni e alle possibili complicanze e anche e soprattutto dei rischi a lungo termine. Il chirurgo è lì per dare alla paziente tutte le indicazioni possibili.
- Scegliere le protesi insieme al chirurgo: spiega cosa ci si aspetta e ascoltare i suoi consigli relativi a taglia, forma, tipo di incisione ed intervento. Questo permetterà alla paziente di avere le idee più chiare sul risultato finale e permetterà di evitare interventi correttivi poiché non soddisfatta del primo.
- Gli impianti vanno controllati. Per verificare lo stato di salute della protesi, le pazienti dovrebbero sottoporsi almeno ogni tre anni ad una risonanza magnetica o ad un’ecografia e sottoporsi una volta ogni 6-12 mesi ad una visita di controllo dal chirurgo che ha realizzato l’intervento. Se invece si notano segni inusuali nelle protesi o si hanno dei dolori nella zona dell’impianto, fissare un controllo quanto prima.
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